Il vino che non c’è!
Corrispondenze dal mercato
di Alessandro Calabretta
Se ne parla ormai da tempo, per lo più in termini negativi o di assenza. Il vino che fa male, quello che ti fa prendere una multa, quello che non si vende più come una volta, quello che c’è nè troppo in circolazione, o troppo poco!
Insomma una abdicazione vera e propria al ruolo che questo “alimento”, il vino, ha avuto nel corso dei secoli fino ad oggi, e che risulta la vittima predefinita di una società che tutto consuma, compreso il pavimento su cui cammina e il tetto con cui si ripara.
Restiamo attoniti di fronte la spericolata politica dei dazi made in USA, non tanto per il contenuto palesemente ingiusto e squilibrato del provvedimento (pensiamo alla mancata tassazione delle Big Tech in Europa) ma quanto per la paventata diminuzione dei consumi e le attuali giacenze degli stock nei magazzini dei produttori e degli importatori.
Champagne e Lambruschi contro armi, bid data ed energia. Il paragone non regge, e tuttavia Trump ringrazia, l'Europa un po ' meno.
Ma a ben guardare l’inversione è accaduta già da tempo ed è principalmente di natura culturale e, per quello che ci riguarda, gastronomica. A forza di allenarci a suon di hamburger e cola si è ormai diffusa non solo nelle generazioni più giovani, una quasi totale incapacità a “leggere” alimenti “altri” da quelli impartiti dal consumo di massa sotto il segno della omologazione, massificazione, semplificazione estrema e ad ogni costo.
Se questa breve analisi racconta una verità del nostro quotidiano, ce n'è un’altra che invece reclama attenzione per la sua forza espressiva e - diciamolo senza paura - per la sua ricaduta politica.
Il movimento dei vini cd. naturali, nato prevalentemente in Francia più di vent’anni fa e ormai ampiamente diffusosi in Italia e in tutto il mondo, rappresenta una forma non solo di resistenza agricolo-sociale, ma un baluardo eco-culturale verso la massificazione dei consumi.
Questo antefatto ci serve a presentarvi il nostro progetto denominato Vini Autentici, una mostra, arte e mercato del vino altrimenti detto genuino, nata per connotare non solo il suo profilo di manifestazione attenta alle sfide del mondo agro-alimentare, ma anche per spiegare la sua necessità nel maremagnum degli eventi legati a questo mondo;
Promuovere, anche con questa manifestazione, il lavoro di tanti vitivinicoltori artigiani insieme ai loro prodotti, non sembra infatti un esercizio fine a se stesso, ma al contrario, assurge a cassa di risonanza per quanti ancora credono in una diversità nello stile dei consumi e ad una varietà di interpretazioni nella dimensione dei vini e della vita.
Al vino che non c’è, contrapponiamo una scelta per quello che ancora di buono rimane, e, soprattutto, per quanto ancora di buono si può fare in un'ottica ambientalista e di sostenibilità.
Il vino che “resta e resiste” è quello che assaggerete a Vini Autentici, dal 22 al 24 novembre 2025 a Spoltore. Vi aspettiamo, entusiasti e motivati!
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