
estratto del nostro intervento al Laboratorio L'Abruzzo incontra la cucina reggiana con Patrizia e Loris della Macelleria Campari di Luzzara e Alessandro Calabretta, Antidotes. - Terre di Vite 26 ottobre 2025 - Villa Cavazza, Bomporto (MO)
 
Raccontare l’Abruzzo del vino è un po’ come tratteggiare la storia del nostro paese, ovvero un piccolo grande territorio che tuttora lotta per affermare una sua fiera identità.
E, come l’Italia che non molla ma che ancora deve raggiungere degli standard politico sociali di efficienza, indipendenza e libertà, tali da metterla definitivamente al riparo da rigurgiti reazionari e populisti, così, in piccolo, la nostra terra, a capo della schiera dei paesi del meridione, si dimena per affermare, una volta per tutte, il suo status nel mondo del vino buono e genuino.
Troppi anni sono ormai passati da quando ancora il popolo del vino chiamava Nero o Cordisco il vino più diffuso, e troppo pochi da quando la regione ha vinto la sua battaglia con un compromesso legale affinché quello stesso vino si chiamasse Montepulciano*;
Ma chi ha mai stabilito che il vino debba rimanere fermo nel proprio “terroir”?
Certo non i Veneziani, che di spostamenti se ne intendevano, portando e inondando le nostre coste della più buona Malvasia di Creta. Non gli Abruzzesi, che in questo gioco delle botti, hanno intravisto uno sbocco per la potenziale produzione vitivinicola della loro terra.
Sarebbe quindi molto bello tratteggiare l’Abruzzo del vino narrando della tipicità del suo territorio, che al riparo della catena montuosa degli appennini e, intervallato come è, da colline e fiumi che sfociano nel “mare di Atri”, l’Adriatico, regala non solo terreni di varia tessitura e consistenza, più antichi quelli a mare dovuti alla disgregazione delle rocce montane e della loro precipitazione a valle, e più giovani quelli verso l’interno in altura e poi più su, verso le falde del Gran Sasso a nord e della Maiella a sud.
Sì, sarebbe bellissimo raccontare di un territorio del vino che ce l’ha fatta, con grandi e piccole cantine dedite all’arte di fare buono il vino e bella la terra e con essa il paesaggio, ma le cose purtroppo non stanno proprio esattamente così.
Per amor del vero, bisogna affrontare anche il racconto – a tinte più fosche – di una realtà agricola e produttiva che ha contribuito con il proprio nettare a dare da bere a grandi vini non solo al nord, abdicando, in parte si intende, al concetto di qualità vera a vantaggio di quello della quantità.
Questo è stato nel passato, con la trasformazione di intere colline, in specie quelle teatine, in campi di mono coltura vitivinicola – quando ancora una manciata di decenni prima, era l’uva da tavola a farla da padrona; questo ancora è nel presente, ma con uno piccolo spiraglio di luce all’orizzonte però.
La nascita e l’affermarsi del movimento del vino genuino, complice da un lato, il disastro colposo del Metanolo negli anni della cd. Milano da bere e dall’altro il diffondersi del biologico, ha portato, nel breve volgere di in un trentennio, un manipolo di produttori alla ribalta nazionale e internazionale.
Artigiani visionari e custodi gelosi della propria terra , che hanno trovato ragione e forze per intraprendere una strada votata alla qualità, seppur mal ripagata nei suoi esordi. Straordinariamente rivalutata oggi che di piccole produzioni artigianali, l’Abruzzo ormai è terra di conquista.
Alludiamo sicuramente allo spirito innovatore di Emidio Pepe, che nel biologico e naturale è stato tra i pionieri, insieme alla storica cantina Valentini. Ma anche all’intraprendenza di chi come la cantina Faraone per prima ha spumantizzato la passerina in Abruzzo, travasando tecniche e manualità dall’Emilia Romagna del Lambrusco e dalla Francia della Champagne.
Alludiamo anche a quanti tra i piccoli produttori non si sono fatti sconfiggere dall’idea “tossica” del conferimento alle grandi cantine sociali, e hanno scelto, in modo temerario, la strada della piccola produzione e della tanta qualità.
Lo ha fatto di certo Felice Prosperi, che il vitigno del Montepulciano lo coltiva su poco più di un ettaro abbarbicato sopra un calanco a San Giacomo d’Atri vicino Roseto degli Abruzzi, e che vinifica solo le annate più promettenti in riserve memorabili, ma anche Leonardo Recchiuti e Marco Di Giovannantonio che danno origine a Notaresco (TE) ai loro craft wines Piede Fermo innovando e a tratti stravolgendo l’antica produzione paterna.
Lo fa, oggi, Tenuta Pescarina, a Spoltore (PE) in provincia di Pescara, portando, nel giro di pochi anni, la sua produzione dal biologico certificato al “naturale”.
Lo fanno ancora e forse soprattutto, coloro che hanno riscoperto e rivalutato, l’antica zona di produzione e vocazione vitivinicola abruzzese, ovvero il territorio peligno, tra Sulmona, Pratola Peligna e Vittorito, in provincia dell’Aquila. Questo senza considerare le realtà emergenti di Ofena e Capestrano.
Tutto questo per ribadire ancora una volta che, in fondo ad ogni calice, non c’è solo un pizzico d’Abruzzo, ma soprattutto la voglia di restare e di co-abitare una terra buona per tutti. E non solo per i numeri del vino.
Vini Autentici 2025: Komorebi
Quest'anno ci ispiriamo a una parola giapponese: komorebi (木漏れ日).
Descrive la luce del sole che filtra tra le foglie degli alberi. Una bellezza fugace, delicata, che esiste solo se qualcuno si ferma a guardarla.
È esattamente quello che succede con il vino naturale. E con le conversazioni vere.
22-23-24 novembre 2025 Convento di San Panfilo fuori le mura, Spoltore (PE)
Cosa succederà:
- Oltre 80 vini artigianali
- Ospiti dal Giappone Toshiyuki Hattori (gourmand, esperto di vini giapponesi) Vini di Kondo Vineyard (Hokkaido) - produttore Ryosuke Kondo
- Seminari Cesanese di Affile con Antonio Abbate e Piero Riccardi Produzione nipponica con focus su Kondo Vineyard, guidato da Toshiyuki Hattori
- Musica Sabato 22 novembre: Tiziano Gialloreto live con "Watching The Ceiling" Atmosfere musicali: Fabrizio Bielli (garage, neopsichedelica, afrobeat)
- Cineforum Domenica 23 novembre: "No Other Land" (2024)
- Asta e Premio Asta vini d'annata - Domenica 23 novembre ore 11:00 Premio Giuria Popolare - Premiazione 24 novembre
- Convivio Lunedì 24 novembre (50 posti, su prenotazione)
Non una competizione. Non una fiera commerciale. Un momento di resistenza condivisa.
Una data da fissare
⚠️ 31 OTTOBRE - Iscrizioni produttori Partecipazione come espositore Early bird: €175+IVA (poi €250+IVA)












Note*
*Michele Torcia – Saggio Itinerario Nazionale pel Paese de’ Peligni (1792)
- Torcia, archivista alla corte di Ferdinando IV, descrive il vitigno Montepulciano durante un viaggio nella Valle Peligna.
 - È la prima menzione documentata del vitigno in Abruzzo, dove ne osserva le caratteristiche agronomiche e la qualità del vino.
 
*Panfilo Serafini – Monografia storica di Sulmona (1853)
Serafini distingue due varietà locali:
- Montepulciano primaticcio (a maturazione precoce), che identifica con il Sangiovese.
 - Montepulciano cordisco (a maturazione tardiva), che considera il vero Montepulciano abruzzese.
 
Questa classificazione è fondamentale per separare il vitigno abruzzese da quello toscano, anticipando le future analisi ampelografiche.
Ottavi e Marescalchi – Vade Mecum enologico (1867)
Nel loro trattato, citano il Montepulciano come vitigno distinto, confermando la diffusione e il valore enologico.










 
 
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